È vero, siamo parte di una narrazione più grande, i nostri dolori sono già stati vissuti e cantati da chiunque, proprio come i nostri amori; e il tempo farà il resto.
Ma rimarrà sempre il momento in cui l’individuo torna a casa da solo e da solo toccherà con mano tutto il peso della propria solitudine: l’atroce senso di colpa per avere ferito l’altro abbandonandolo, o la miseria del proprio corpo inutile e freddo dopo un abbandono. E in tale momento, come chiunque potrà confermarvi, ogni buona parola e ogni storia passata può ben recare comprensione e consolazione: ma non salvezza.
Giorgio Fontana, Rapsodia dell’abbandono
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